15 aprile 2008

Bollino Siae: perdita della tutela penale in adeguamento all’Ue

La normativa italiana si conforma alla sentenza europea sul caso ‘Schwibbert’

Il possesso e la commercializzazione di materiale audio e audiovisivo privo del contrassegno Siae non costituisce più reato. Con un pacchetto di sentenze (n. 13.853, 13.810, e 13.816) depositate lo scorso 2 aprile, la Corte di Cassazione ha infatti adeguato la normativa italiana alla sentenza sul caso ‘Schwibbert’, emessa dalla Corte di Giustizia europea lo scorso 8 novembre 2007 (vedi agenzia su E-duesse.it del 20-11-07 ‘Bollino Siae: sentenza Ue favorevole a Schwibbert’). In tale sentenza l’Ue aveva stabilito che le normative nazionali sull’obbligo di applicazione del contrassegno Siae precedenti alla direttiva comunitaria del 1983 (n. 189) costituiscono “regola tecnica” e che in quanto tale questa debba essere notificata alla Commissione Ue, pena la sua inapplicabilità. In questo caso rientra l’Italia che non ha, ancora, provveduto a tale comunicazione. La diretta conseguenza dell’adeguamento da parte della Cassazione è così la depenalizzazione di ogni contenzioso riguardante il bollino Siae (almeno fino al momento della comunicazione della normativa nazionale da parte degli organi italiani e alla successiva notifica da parte della Commissione Ue). ‘In esito alla decisione della Corte del Lussemburgo - cita la Cassazione - il giudice nazionale deve disapplicare, fino al momento in cui sarà notificata la procedura di notifica, la regola interna che impone l’obbligo di apporre sui supporti il marchio Siae in vista della loro commercializzazione’. La Cassazione precisa comunque che la sentenza Ue non va ad intaccare la normativa italiana in fatto di abusivismo e contraffazione delle opere d’ingegno e che non avrà quindi conseguenze nella lotta alla pirateria.

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